martedì 21 febbraio 2023

FUORI "B-UONGIORNO", IL SINGOLO CHE ANTICIPA IL NUOVO ALBUM DI SUPERNINO

Un tuffo nell'ignoto, nell'inesplorato, una nuova scommessa per Supernino, e non solo. "B-uongiorno" è il primo singolo estratto dall'album "BOH", presto in uscita per la nascente TSCK Records.

All’anagrafe Davide Sgro, Supernino è un cantautore torinese. Il progetto musicale si distingue per le sue basi electro funk e lo stile di scrittura unico, con testi ironici e fuori dagli schemi. Nel marzo 2018 pubblica “Eday EP”, un'opera che gli consente di firmare prima con BPM concerti e pochi anni dopo con Sony Music per la pubblicazione del suo disco d'esordio, “Supercinema”, che vede la partecipazione di Willie Peyote e Auroro Borealo. Entra in playlist quali New Music Friday, Scuola Indie, Anima R&B di Spotify. Nel 2021 Supernino è tra i finalisti di “L’Autore il mestiere della musica”, il concorso indetto da Edizioni Curci. Nel 2022 firma il ritornello di "Funko", brano nato dal progetto “Fuck Pop”, un EP realizzato dall'omonimo collettivo e promosso dall'etichetta indipendente Pluggers (Massimo Pericolo, Big Mama) che per la prima volta in Italia mette insieme artisti, producers e grafici da ogni regione per creare tre brani NFT i cui guadagni vengono governati attraverso uno smart contract.

Guarda il video di "Scrollo" (2021, Sony Music - Roll Produzioni) 

Nel nuovo brano ritroviamo Supernino nelle vesti di autore compositore e produttore, una scelta questa che lui definisce come un "ritorno alle origini", in linea con lo spirito di TSCK Records, nata come etichetta sotto il segno dell'originalità e della qualità.

Qui Supernino si concentra su sonorità inesplorate, ancora da assaporare, digerire e metabolizzare. Si sentono le influenze del nuovo hyper-pop americano, tra i tanti Brakence, Underscores, ma anche del nuovo pop-rap, come Oliver Tree, senza dimenticare i vecchi amori adolescenziali come i My Chemical Romance. “B-uongiorno” è un brano pieno di contrasti: solare e scanzonato, ma allo stesso tempo cupo e pregno di dolore. Un racconto per immagini esoteriche che delineano la difficoltà del vivere senza morali o inutili giri di parole, ironizzando sulle sofferenze.

giovedì 2 febbraio 2023

LA CANTAUTRICE CORALLY LANCIA “SHELLEY”, IL SUO NUOVO VIDEO PER SEA SHEPHERD

La cantautrice Camilla Fascina, in arte Corally, è la portavoce dei pastori del mare: i volontari di Sea Shepherd, organizzazione internazionale che opera in campagne di azione diretta per difendere il mare e la fauna marina dallo sfruttamento illegale e dalla distruzione ambientale.

Il video del suo nuovo brano “Shelley” è una call to action, un invito a unire le nostre forze per proteggere il Mare e le sue creature. Il titolo, che è anche il vocalizzo principale del brano, richiama la parola “shell”: la conchiglia, definita dagli antichi greci come l’orecchio del mare.

Nel video di Shelley, diretto da Mehmet Gurkan, si alternano immagini dell’artista e alcuni momenti di azione diretta durante Operazione Siso, grazie alla quale sono state rimosse attrezzature di pesca illegale chiamate “muri della morte” che intrappolano e uccidono svariate specie marine come capodogli, delfini, squali, tartarughe. Siso è una delle principali campagne in mare di azione diretta svolte da Sea Shepherd al quale lo stesso videomaker, Mehmet, ha partecipato. 

Shelley è anche un omaggio al grande poeta romantico inglese Percy B. Shelley. Nella sua poesia Ode to the West Wind il poeta descrive gli effetti del vento impestuoso sulla Natura, interpretabile sia come il momento dell’ispirazione poetica, sia come il cambiamento radicale portato nel mondo dalla poesia e dal poeta. “Vorrei che la musica e le canzoni diventassero a tutti gli effetti un mezzo per indurre un cambiamento. “Come with us to sail and fight for life”. Sali a bordo con noi, naviga e combatti per difendere la vita, canta Corally nel video. Abbiamo ancora scelta, il destino è nelle nostre mani: “Siamo figli dell’acqua, fonte dell’ossigeno che respiriamo. Dal mare proveniamo e lì torneremo. Abbiamo la responsabilità di proteggere le specie marine per salvaguardare la nostra stessa sopravvivenza su questo pianeta” racconta l’artista durante l’anteprima live del brano sul palco del Ted X di Lerici con una performance artistica che ha rivelato al tempo stesso la drammatica situazione di illegalità nelle nostre acque, e il senso di speranza e prospettiva rimarcato da un flauto indiano a chiusa del brano che accompagna parole di speranza. 



Il brano “Shelley” è stato composto da Corally per la colonna sonora del docu-film “I Guardiani del Mare” disponibile su Amazon Prime e presentato alla 79ma Mostra del Cinema di Venezia, dedicato alla vita di alcuni volontari che scelgono l’azione diretta, intervenendo in modo non violento per impedire le attività illegali che distruggono il mare.




FUORI "GRIMOIRE" DI LEON SETI - UN LIBRO DI MAGIA IN UNA FORESTA INCANTATA

 L’album “Grimoire”, anticipato dai singoli "If Only", dalla title track "Grimoire" e "And I'm Gone", è il secondo lavoro di Leon Seti, interamente scritto da Leo Baldi e prodotto da Pancratio. Il progetto è stato sviluppato e lavorato tra Londra e Roma in un periodo di quasi 3 anni.  Un album di pop elettronico con una produzione alternativa e ricercata. Concettualmente “Grimoire” vuole essere un libro di magia ambientato in una foresta incantata: 10 canzoni che narrano vecchi traumi che, cicatrizzati e rielaborati in chiave alchemica, vogliono essere un balsamo per chi ne ha bisogno.

La parte visiva dell’album è ispirata alle leggende e al folklore britannico, con fate, folletti e spiriti, presenti anche nei testi e nella musica. L’artwork raffigura Leon Seti come spirito dormiente della foresta, circondato da terra e fogliame distaccato, oramai, dai dolori del mondo.

L’album è stato registrato e mixato a Roma, nell’ O.T.T.A. Res Lab, studio di Pancratio, mentre le voci sono state registrate da Andrea Pachetti a Livorno, al 360 Music Factory.

martedì 24 gennaio 2023

ANCHE BOLOGNA VIOLENTA CON PIERPAOLO CAPOVILLA NELLA COMPILATION "PIPAPOP CORN VOL. 5"

S’intitola “Dalla culla alla bara” il brano di Bologna Violenta con Pierpaolo Capovilla contenuto nel quinto volume della compilation “Pipapop Corn” targata Pipapop Records, etichetta discografica indipendente fondata nel 2016 a Venezia, dall’incontro sinergico tra artisti e musicisti provenienti da varie scene underground europee, in particolare Venezia, Assisi e Parigi.

Il nome Pipapop prende spunto dalla serie di poster Pi-Pa Pop, litografie del 1968 create dall’artista Lothar- Günther Buchheim. La raccolta è costituita da tredici canzoni inedite di altrettanti artisti, alcuni già presenti all’interno del catalogo Pipapop, altri invece ospiti per la prima volta: partecipano Emma Grace, Dnezzar, A Parallel, Charles Wallace, E H C S, Pino Nuvola, Boby Solo, Marcelo, Caniggiah, xoX” Cape Canaveral Polaroid, Riccardo Buck e Capitano Merletti, oltre alla già citata featuring.

Il brano “Dalla culla alla bara”, come racconta lo stesso Nicola Manzan di Bologna Violenta, “prende ispirazione da ricordi legati a momenti di convivialità e di scambio di opinioni tra i miei familiari in occasione delle sante feste. Si discuteva anche del tema della famiglia, di chi la voleva difendere e di chi la voleva distruggere. Il testo è tratto da discorsi di Giorgio Almirante, Enrico Berlinguer e Amintore Fanfani sul tema del divorzio nel periodo antecedente il referendum del 12 maggio 1974 ed è stato recitato da Pierpaolo Capovilla. Tenendo fede alla tradizione, anche questo brano ha delle sonorità diverse da quelle tipiche dei miei dischi, ma il mio desiderio era proprio quello di sottolineare il clima sereno di quei momenti condivisi”.

lunedì 23 gennaio 2023

ON LINE IL DEBUT ALBUM "FUORI STAGIONE" DI FEDERICO FIAMMA

È disponibile su tutti gli store digitali il debut album del musicista e sound engineer abruzzese Federico Fiamma, “Fuori stagione”, un'autoproduzione totalmente indipendente con l’assistenza di Carmelo Pipitone (Marta sui tubi, Dunk, O.R.k) agli arrangiamenti e alla produzione artistica.

L’intero album, composto, arrangiato e lavorato in tre anni, è figlio di una ricerca di stile ed estetica e della volontà di comunicazione: l’intento è quello di riportare la sperimentazione e la ricerca delle armonie e dei suoni nel processo compositivo della forma canzone, mantenendo la verità come linea guida portante. Le nove tracce di "Fuori stagione" sono di fatto un concept sulla scoperta di sé stessi in una società che non mira alla libera espressione dell’individuo.

sabato 21 gennaio 2023

IL VIDEO DI "BLUES ANIMALE" LANCIA IL NUOVO ALBUM "CULT" DI ALOSI

È uscito per La Tempesta Dischi “Cult”, il nuovo disco di Alosi, già voce e chitarra del duo Il Pan del Diavolo e coautore di importanti nomi del panorama indipendente come Motta e Tre Allegri Ragazzi Morti. “Cult“, dopo l’esordio “1985”, è un album eterogeneo, un inno alla libertà creativa che in un pugno di canzoni presenta tante facce diverse. Le collaborazioni sono le più disparate: dal reggae di Stevie Culture al blues elettrico con Adriano Viterbini o il cantautorato più classico con Massaroni Pianoforti.

Un album che contiene canzoni per me importanti scatenate da emozioni forti e contrastanti. Emozioni generate dagli avvenimenti esterni degli ultimi anni e dalla mia esperienza di vita. Così ogni canzone ha il proprio mondo personale, ognuno diverso dall’altro e colmo di uno spirito di resistenza e resilienza" racconta l'artista, all'anagrafe Pietro Alessandro Alosi. 

Il primo singolo estratto dal nuovo album, di cui è stato realizzato il video che vi metto qui sotto, si intitola “Blues animale” (feat. Adriano Viterbini). 





"RUDE BOYS", IL PRIMO FILM SCRITTO, DIRETTO, INTERPRETATO E MUSICATO DA UNA BAND

Anticipato dai singoli "Ginestra" e "Marmotte" esce oggi per Emic Entertainment "Rude Boys", la colonna sonora del primo film scritto, diretto, interpretato e musicato dal vivo da Asado Film, collettivo ligure di musicisti e filmaker composto dal regista e musicista Francesco Traverso, da Olmo Martellacci (bassista/tastierista degli Ex-Otago), dal cantautore Matteo Fiorino e dal dubmaster U’Elettronicu, al secolo Gabriele Repetto.

"Rude Boys" è un omaggio al cinema italiano degli Anni ’70, con riferimenti ad un certo cinema americano degli stessi anni, fatta eccezione per la scena di chiusura “Marmotte”, che di fatto rappresenta una cover di un videoclip degli Anni ’90.

 


Il disco è concepito come la puntata di un telefilm in costume, dove gang rivali si scontrano tra loro in un paese quasi disabitato. Il live, dove la proiezione del film è accompagnata dalla colonna sonora suonata dal vivo, è una Extravaganza, un omaggio al cinema muto, uno spettacolo fuori dal comune e senza precedenti (fino a prova contraria). 

Il disco, interamente strumentale, rappresenta quindi la colonna sonora che accompagna le 11 scene del film, strutturate come se fossero 11 videoclip. Si toccano vari generi, spaziando dal rock alla psichedelia, dall’elettronica allo stoner, la world music e il modern jazz, fino all’utilizzo di campionamenti e beat di natura hip hop.

FUORI IL NUOVO SINGOLO "ANITA" DEI MANAGEMENT

E' uscito su tutte le piattaforme di streaming e download e in rotazione radiofonica “Anita”, il nuovo singolo dei Management. Il brano sancisce la maturità artistica del combo abruzzese, attraverso la scelta di suoni più morbidi, in contrapposizione a una visione del mondo più cruda e realista, che sfocia in tematiche importanti e sempre più socialmente pressanti: se con “Il demonio” hanno affermato la svolta artistica, parlando di depressione, con “Anita” la convalidano, raccontando una donna all’apparenza come tante, ma torturata da un malessere interiore. Resta genuina l'attitudine che ha portato i Management all'attenzione del pubblico nostrano, ma Luca Romagnoli e Marco 'Diniz' Di Nardo decidono di concedere maggiore spazio al racconto, alla storia, alla parte cantautorale che è sempre stata vivida ma, con gli ultimi lavori, diventa più lucida, consapevole, impegnata.
Il brano si avvale della collaborazione della content creator Germana Stella, in arte Je_Suis_Bordeaux, che ha firmato la copertina, si occuperà di ogni parte visual in tutte le sue sfaccettature (dall’ideazione all’esecuzione) e in cui la band, nel tentativo di dare un volto alla storia, ha individuato la propria Anita. 

domenica 27 luglio 2014

Suntiago - Spop [Seahorse Recordings]

Dall’unione delle band capitoline Sundowner ed Embrione nel 2010 nasce il progetto Suntiago, oggi all’esordio sulla lunga distanza con l’album Spop: 13 brani di pop-rock ibrido, mutante, contaminato dalla necessità di far convergere in un sound riconoscibile le più svariate influenze dei componenti. La ricetta pare essere un pop melodico e orecchiabile di pure matrice italica sporcato da interferenze rock, funky e alternative di stampo inglese e americano. Esperimento che funziona visto che i primi singoli estratti, Seguimi, Funk Off e Africa di entrano in testa e si attaccano alla pelle come resina. Ottimo lavoro dunque, con un cantato fresco e frizzante, ad alto potenziale radiofonico. 
Promettenti.  
  Foto di Marta Bevacqua

venerdì 4 luglio 2014

Bud Spencer Blues Explosion - BSB3 [42 Records]

Già dalle note d'apertura di Duel, il primo singolo lanciato dal video a firma di Alex Infascelli – regista cult dietro la macchina da presa in pellicole come Almost Blue e H2Odio – s’intravede quale direzione prenderà il terzo lavoro del power duo romano formato da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio. BSB3 è un disco che ti immerge in pieno nella dimensione live più cara alla formazione, con un approccio istintivo e immediato sia in fase di scrittura che di incisione: puro rock'n'roll a tinte alternative ed electro blues in perfetto stile BSBE dunque, fatto di scorribande sulle sei corde e distorsioni al limite dello stupro, sudore, soul, sovrapposizioni vocali e ritmi incendiari. Dieci brani più una ghost track in cui l’ormai collaudato intreccio di riff assassini e incalzanti tappeti ritmici si mostra nella sua essenza più viscerale, con un lavoro di post-produzione ridotto all'osso. La track list alterna l’irruenza di pezzi come Mama, Hey Man e Croce a parentesi morbide che spaziano dal crescendo ipnotico di Camion - pezzo strumentale - alle atmosfere sospese della splendida ballad  Troppo tardi. Un ottimo lavoro che conferma l’assoluta qualità del progetto, anche grazie alla produzione di Giacomo Fiorenza, già in cabina di regia con Colapesce, Moltheni, Offlaga Disco Pax, Giardini di Mirò, I Cani e altri nomi di spicco della scena indipendente. Travolgente.
Il video di "Miracoli", secondo singolo estratto dal nuovo album dei BSBE, diretto anch'esso da 
Alex Infascelli:




giovedì 24 aprile 2014

Banda Fratelli - L'amore è un frigo pieno [Controrecords]

“Margherita con dei palloncini si salvò dalle sabbie mobili, aggiungendo un po’ di elio qua e là”, intona il ritornello di In bocca al lupo, Margherita!, open-track del secondo album L’amore è un frigo pieno dei cuneesi Banda Fratelli. Un brano folk-rock venato di elettronica in cui dominano il senso di oppressione dettato dal “mondo dei grandi” e il conseguente tentativo di evasione dai suoi stereotipi. Tema che è un po' il filo rosso dell'intero album, solo che a viverne i risvolti sono personaggi anche molto diversi tra loro. A cominciare proprio da Margherita, eroina moderna che, nata “dalla parte sbagliata” del muro, fa uno sforzo e fugge aggrappandosi alla fantasia. Ma c’è anche il Signor Sì, emblema dell’uomo medio frustrato che in La rivoluzione sessuale decide di evadere dalla grigia quotidianità investendo tutto il suo salario in “una donna generosa di baci e di schiaffi”. O ancora il protagonista di Molto morto, che per un disguido burocratico viene spacciato per defunto anche se è vivo e molto vegeto. La Banda Fratelli è brava a offrirci uno sguardo insolito sulla nostra società, attraverso otto storie che parlano di rivoluzione, amore, morte e indipendenza con la consueta limpidezza che il cantante e chitarrista Andrea Bertolotti riesce a imprimere alle liriche. Rispetto al precedente Buongiorno, disse il metronotte gli arrangiamenti sono più curati, anche grazie all'ingresso in squadra del tastierista Enrico Gallo. 

lunedì 14 aprile 2014

Johann Sebastian Punk - More Lovely and More Temperate [Music Market/IRMA]

Chissà che faccia avrebbero fatto i Sex Pistols se un bel giorno un dandy degenerato col nome d'arte di Bach (che nel frattempo si è rifatto il look e ha una cresta colorata al posto dei boccoli) si fosse presentato da loro con un disco che nel titolo cita il 18° dei Sonets di Shakespeare: “Shall I compare thee to a summer’s day? Thou art more lovely and more temperate”, forse il più celebre componimento poetico sul declino dettato dal tempo e sulla capacità dell’arte di conferire immortalità alla bellezza. Non è dato saperlo, per fortuna, ma forse tutto quel popò di nichilismo e marciume e borchie e tagli e autodistruzione sarebbe stato meno "punk" e a noi un po’ sarebbe dispiaciuto. Detto questo, all'ombra delle torri di Bologna, J.S. Punk cova piani catastrofici, celebra lo sfarzo, l'artificio espressivo, con animo beffardo condanna la sincerità e il grigio provincialismo contrapponendovi un’immagine dionisiaca di bellezza. Con autoironia e inglese volutamente sghembo canta di amore, morte, pazzi, suicidi e ricerca della felicità accompagnato da un’equivoca ghenga di ceffi che si fanno chiamare Johnny Scotch, Albrecht Kaufmann, Pino Potenziometri. Un disco in cui convergono atmosfere glam-rock - che fanno pensare (vagamente) al David Bowie trasformista di Ziggy Stardust - ma anche pop barocco, shoegaze e surf-punk. 

domenica 30 marzo 2014

Sulle strade della musica italiana: dalla Torino dei Murazzi alla discografia 2.0 di domani

La Torino musicale che più mi appartiene è quella che ha acceso gli "ampli" intorno alla metà degli anni ‘90, una straordinaria fucina di idee e progetti che dalla culla sotterranea lungo il fiume, l’allora “Libera Repubblica" dei Murazzi, sono emersi travolgendo con la loro vibra contagiosa le sale da concerto e i locali che andavano via via affacciandosi sulle strade e nei luoghi di aggregazione giovanile. Dal fermento creativo di quegli anni è esplosa una scena torinese in grado di tracciare nuove rotte sulle mappe, per la verità ancora piuttosto piatte, della discografia italiana.


 Gruppi come i Subsonica e i Linea 77 in primis hanno saputo tastare il polso delle città, intercettandone i cambiamenti per poi cucirli addosso a un suono che ha fatto scuola. La punta di un iceberg formato da gruppi che hanno contribuito, ciascuno a modo suo, ad affermare l’immagine di una città nuova, musicalmente viva e dinamica come mai prima. Merito di una “visione” proiettata nel futuro, che all'ombra della Mole ha trovato linfa ed energia per crescere, farsi conoscere e in alcuni casi fare il grande passo, trasformandosi da realtà underground a fenomeno di massa. Sul finire degli anni ‘90 andavo molto distrattamente al liceo e scoprivo questi gruppi, insieme a realtà affini emerse in altre città, con entusiasmo. Ricordo un pomeriggio in cui cazzeggiando in via Garibaldi entrai per la prima volta al Cantiere Interattivo. Ne uscii con il primo glorioso disco comprato di tasca mia: “Germi” degli Afterhours, attirato oltre che dai commenti di amici che già li conoscevano – e li associavano in qualche modo alle correnti grunge provenienti da oltreoceano – anche dalla famigliola di pupazzetti psichedelici che campeggiava in copertina. All’ascolto ne rimasi folgorato e fu grazie al giro di "Pop" che iniziai a strimpellare la chitarra, anche se poi – per aggiungere un po’ di “gossip” all'aneddoto - non mi sarei evoluto granché alla chitarra. Un paio di settimane dopo ripassai di lì e tornai a casa con “Tabula Rasa Elettrificata” del C.S.I. Altro ascolto epico. Ora, si tratta di esempi di gruppi che per ovvie ragioni anagrafiche hanno tracciato un solco in cui oggi si muovono molte giovani leve. È ben noto l’impegno, purtroppo sempre compromesso dalle solite, sterili prese di posizione, che artisti come Max Casacci e Manuel Agnelli hanno dedicato alla produzione di nuovi progetti discografici e all’organizzazione di festival. Un impegno comune consolidatosi l'anno scorso nel sodalizio fra "Traffic" e "Hai Paura del Buio?". Così come il ruolo di mentore, per fare un altro esempio, che il “fedele alla linea” Giorgio Canali - ora attivo nei Rossofuoco - ha ricoperto e ricopre per giovani promettenti come Ilenia Volpe, Operaja Criminale o Margaret Lee.


Eppure, quando mi capita di sintonizzarmi sugli umori di alcuni “addetti ai lavori” o presunti tali riscontro un senso di ostilità verso coloro che in qualche modo ce l’hanno fatta, quasi fossero i responsabili di una situazione di stallo, gli artefici di un sistema che tarpa le ali a quanto circola di nuovo in giro. Trovo questa posizione fuorviante, un alibi che cela in sé quel vizietto tutto italiano del “predicare bene e razzolare male” o viceversa… per non uscire troppo dai luoghi comuni. E mi fa riflettere su dove stia oggi il vero intoppo. Si trova, ad esempio, nella mentalità di chi vorrebbe tagliare i ponti con il passato pur non conoscendolo, in nome di una “rivoluzione” che guarda con scherno e scetticismo a tutto, anche a quello che c’è di nuovo, perché questi nuovi generi che fanno i giovani sono tutta roba ridicola, inascoltabile, da bimbiminkia. Sta in chi, ad esempio, non guarda San Remo perché San Remo è roba da vecchi, ma poi è lì su Fb a sciorinare pillole di saggezza sulla cravatta di tizio e la scarpa di tizia. In chi dice che non succede mai niente, ma non perde occasione per sputare veleno, criticare o seminare zizzania tra i pochi che si danno da fare. In chi non va mai a un concerto di gruppi esordienti se non a quello degli amici  - o degli amici degli amici  - e poi si lamenta che in Italia non c’è attenzione per la musica underground come ad esempio succede a Londra o Berlino. Ma quando mai c’è stata? In chi non ascolterebbe mai quel gruppo perché è da poser finti-alternativi, ma poi te lo becchi al concerto di quel gruppo perché fa figo. In chi non ha mai ascoltato una sinfonia di Beethoven in vita sua, ma poi sta lì in piazza a chiedere con aria snob ai vicini di fare silenzio, perché la musica alta richiede concentrazione e quel brusio di sottofondo è davvero insopportabile. In chi, con fare spocchioso, parla di genii incompresi (dagli altri ovviamente, mica da lui che è più intelligente), ma che proprio perché incompresi venderanno 30 copie in tutto. Una nicchia che resterà tale per colpa del sistema commerciale e dei talent in tv. In chi dice che c’è bisogno di più anticonformismo nella musica e poi grida allo scandalo quando il cantante dei Management del Dolore Post Operatorio alza un preservativo e lo mostra al pubblico a mo’ di ostia dal palco del 1° maggio.


Insomma, in quell'atteggiamento troglodita di chi deve “essere contro” a tutti i costi per il semplice fatto che non sa bene dove stare, di chi punta sempre il dito su qualcun altro, di chi sceglie di essere “impopolare” perché nell’era del 2.0 in realtà è la scelta più "popolare". Credo che per ridare vigore alla musica ci sia bisogno di ben altro. A cominciare da un uso migliore del web 2.0, perché la discografia si è ormai smaterializzata e il modo di farla, fruirne e parlarne è cambiato. In ambito indipendente penso che il futuro debba guardare a un modello sempre più “partecipato” sia a livello di supporto e promozione, sia a livello di realizzazione discografica. Questo facendo convergere attraverso i social più contributi e idee in progetti condivisi. E ben vengano a questo proposito iniziative editoriali come We Are Our Heroes. Interessante su questo fronte anche il lavoro che stanno facendo label come la torinese INRI con Levante e Foxhound, Garrincha Dischi con L’Officina della Camomilla, MArteLabel con i succitati Management o La Tempesta, fondata dai Tre Allegri Ragazzi Morti, scuderia che vanta nomi come Andrea Appino, Teatro degli Orrori, Luci della Centrale Elettrica, Maria Antonietta, Cosmetic, Pan del Diavolo, Bachi da Pietra e molti altri.


Funzionano semplicemente perché sfruttano la rete per creare un sistema interconnesso di eventi, progetti e comunicazione. A una corrente del nuovo giornalismo musicale, in particolare a quella che si occupa di musica indipendente, critico una predisposizione allo stroncamento che non ha più ragione di essere perché appartiene all’epoca in cui si scriveva sulla base dei promo che arrivavano impacchettati in redazione o tramite e-mail a circuito chiuso. La mia domanda è: oggi che grazie alle più svariate piattaforme online si hanno possibilità di ascolto pressoché illimitate, ha ancora senso questo tipo di approccio? Per orientarsi nel mare magnum della rete non sarebbe più opportuno parlare di ciò che ci piace, lasciando perdere quello che invece non ci piace? Una domanda ingenua, lo so, se consideriamo che alle categorie di cui sopra quel tipo di giornalismo tritacarne piace un sacco. Ma credo sarebbe un utilizzo migliore del proprio tempo per tutti - per chi scrive e per chi legge - e forse varrebbe la pena rifletterci. Ai giovanissimi consiglio di immergersi in pieno nel flusso di informazioni e contenuti che circolano in rete attraverso i social, creando dei portali (siti, blog, community) che fungano da osservatorio e strumento per la diffusione dei progetti più interessanti. Perché l'utilizzo di nuove tecnologie comporta nuove responsabilità e la sfida più grande del giornalismo attraverso i nuovi media deve essere quella di offrire un’informazione sempre più veloce, ampia e "partecipata" rispetto a quella dei media tradizionali. Senza perdere il gusto della scoperta e l’entusiasmo per la musica dal vivo.